venerdì 28 dicembre 2012

STORIA DI UN ANNO

Era venuto al mondo allo scoccare dell'ultimo rintocco della mezzanotte.Non ricordava niente del posto dov'era prima, ne su come fosse arrivato fin li, ma del resto era un neonato, un bellissimo neonato dagli occhioni azzurri , spalancati per la meraviglia. Intorno a lui tutti festeggiavano, brindavano, lo acclamavano sorridenti, tra le luci dei fuochi d'artificio e le musiche di mille feste danzanti. Era il nuovo anno, trattato come un re, curioso, ingenuo, pieno di vita. Tra le manine paffute si era ritrovato un sacco di tessuto leggerissimo, iridescente, era il sacco dei sogni e dei desideri che gli uomini gli affidavano, con la speranza che li avrebbe fatti realizzare tutti. Cominciò a incamminarsi nella vita, cresceva in fretta ma non se ne rendeva conto.A Primavera era un giovanetto che amava giocare con le nuvole, i fiori, i colori, con i nuovi amori che sbocciavano.Il sacco dei desideri pian piano si afflosciava e, chissà come, era arrivato tra le sue mani un altro sacco, nero, pesante, quello delle delusioni, dei sogni infranti.Ma ancora lui era pieno di energia, di voglia di fare.Il tempo passave inesorabile.Arrivò l'estate ed era già un giovanotto aitante , lo sguardo ancora aperto sul futuro. Ad agosto era diventato un uomo adulto, nel pieno delle forze ma quando arrivò settembre si accorse che si stava avviando verso un rapido declino. D'un tratto cominciò a sentirsi stanco, si sentiva pian piano prosciugare, avvizzire e capì che la fine era vicina, già gli uomini si stavano dimenticando di lui, progettavano di come sbarazzarsene, di come accogliere il prossimo nuovo venuto, che nei loro discorsi sarebbe stato certamente più bello, più felice, più fortunato. A fine novembre aveva già radunato tutte le sue cose, nascite, morti, gioie , dolori, trionfi, disgrazie, sorrisi, lacrime, tutto il corredo di ogni anno, sempre lo stesso, invariabile malgrado le speranze degli uomini. Ormai era un ospite indesiderato, di cui dimenticarsi in fretta. Una breve pausa di gioia gliela portò il Natale, con tutte quelle luci, i doni, quell'aura di bontà e calore che si diffondeva ovunque. Pensò a quanto gli sarebbe piaciuto il Natale quando era anche lui un bambino, che peccato che questa festa arrivasse quando lui stava ormai per morire, il Natale sarebbe dovuto cadere all'inizio dell'anno, non alla fine. Poi i giorni precipitarono, sedeva ormai sull'orlo di un baratro, pronto a dissolversi nel nulla,sospinto con forza dagli uomini che volevano cacciarlo via. Del resto cosa era diventato,un vecchio decrepito, ormai inutile, forse addirittura spaventoso a guardarsi. Ed ecco che all'improvviso si materializzò nella sua mente ormai affaticata un ricordo incredibilmente nitido, che non sapeva di possedere ma che era stato per tutta la sua breve vita come un'ombra , una spina che gli pungeva il cuore senza sapere cosa fosse. Ma ora ricordava : allo scoccare della mezzanotte, nel breve istante dell'ultimo rintocco anno vecchio e anno nuovo, per un attimo infinitesimale s'incontrano, solo il tempo di guardarsi negli occhi, la morte e la vita che per un istante sono la stessa cosa. E lui aveva visto il vecchio anno, vecchio come era lui adesso , intristito, lacero, in fondo alle sue pupille era rimasta l'ombra di quella visione, un monito,che non aveva capito ma che lo aveva fatto rabbrividire ogni tanto. Ora sarebbe toccato a lui spaventare un bambino, quel nuovo anno che sarebbe apparso li tra poco, prendendo il suo posto.Già si sentivano i primi botti, poi cominciarono i conti alla rovescia, alcuni un pò sfasati, tutti con l'urgenza di sospingerlo via nel vuoto, nell'oblio, i rintocchi cadevano inesorabili e ad ogni secondo si sentiva svanire, smaterializzarsi, fra poco i suoi occhi annebbiati, avrebbero incontrato quelli azzurri e splendenti ,com'erano un tempo i suoi, del bambino. L'ultimo rintocco , due figure che s'incrociano , un bambino posò lo sguardo sgranato e ancora inconsapevole sul vecchio rugoso. Ed il vecchio sorrise.

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